29/04/13

Sostiene civati

Sostiene Civati  che il governo con il pdl non andava fatto. Perché é un accordo che é contrario ad ogni dichiarazione fatto dal pd in campagna elettorale.
Sostiene Civati che non si può cambiare rotta a 360 gradi, senza coinvolgere iscritti e simpatizzanti.
Sostiene Civati che questo governo si fonda sul tradimento politico e morale dei 101 parlamentari.
Sostiene Civati  che proprio non esiste l'idea di fare un governo stabile e sine die con il pdl e che il massimo del minimo era un governo di scopo.
Questo ho capito che sostiene Civati, da solo, nel gruppo parlamentare del pd. Ma tra iscritti ed elettori siamo in molti a sostenerlo.
E allora facciamo sentire a Civati il nostro sostegno. Io sostengo Civati che si astiene dalla fiducia in parlamento.
E tu, sostieni Civati?

29/03/13

Di lealtà e fedeltà

Non confondiamo la lealtà con la fedeltà. Lealtà è stata sostenere Bersani dal giorno dopo le primarie sino ad oggi. Perché se stai in un partito democratico accetti le decisioni della maggioranza dei simpatizzanti. La lealtà è un concetto razionale, perché senza rispetto delle regole un partito non funziona, oppure non è un partito ma un pretesto per personalissime ambizioni. La lealtà è anche un concetto morale, di chi si assume dei doveri che spesso contrastano con i desideri. 
La fedeltà è invece è un sentimento acritico e come tale può essere rivolta a cose buone, ma anche a cose pessime. Per questo non mi sento vincolato ad alcuna fedeltà a Bersani e ora che il suo tentativo è fallito, credo sia doveroso criticarlo. Perché in politica alla fine il pensiero critico deve avere la meglio sui sentimenti. 
Bersani ha sbagliato, rovinosamente. Ha perso elezioni "imperdibili" in ogni senso. Le ha perse lui, perché era suo il nome, sua la responsabilità. E' naufragato in campagna elettorale, ripetendo in peggio i soliti errori di comunicazione e sottovalutazione degli avversari. Ha perso perché il suo progetto politico mancava di visione, coraggio e innovazione. Ha sbagliato anche in seguito, non dimettendosi il giorno dopo le elezioni. E qualcuno dovrà dirla questa cosa, perché non torneremo mai in sintonia con gli elettori se non ci abituiamo che quando perdi una elezione così hai solo la strada delle dimissioni immediate. E non facciamo i tattici e non facciamo i doppiogiochisti della morale: ovunque in Europa i leader che avessero preso una simile scoppola si sarebbero dimessi. Non dimettendosi e intestardendosi Bersani ha reso complicatissima la possibilità per il PD di formare un governo con un proprio uomo "d'area" che si sarebbe potuto presentare con proposte più chiare e come rappresentante della società civile: Boldrin e Grasso insegnano. Invece Bersani, indebolito e logorato  ha voluto ugualmente per se l'incarico esplorativo, offrendo un alibi al Movimento Cinque Stelle per non trattare e per maltrattarci, in nome della lotta alla kasta e alla partitocrazia. 
Spero che oggi sia la giornata di queste dimissioni. Non mi importa se non è il momento, se non sono tattiche, se al posto di Bersani ci sarà una reggenza di Letta, di Franceschini o di chissà chi ( che poi il vicepresidente è Scalfarotto..). Le dimissioni sono un gesto simbolico necessario per avviare immediatamente un percorso verso il congresso.
Ringrazio comunque Bersani, uomo onesto e segretario democratico, che ha accettato la sfida delle primarie. Spero resti a disposizione del partito. Ma non in primo piano. Se lo farà, lo stimerò ancora di più. 



27/03/13

Sorsi di cicuta, morsi di vipera


Il cittadino Socrate si bevve la cicuta, pur essendo innocente. Si difese in tribunale ma fu condannato a morte sulla base di accuse populiste e demagogiche. Fu sollecitato a fuggire dai suoi amici, scandalizzati dall'assurdità della condanna e preoccupati di vedere morire un uomo innocente. Ma Socrate rifiutò perché, disse "è meglio subire un' ingiustizia piuttosto che farla". 
Dopo l'esito delle consultazioni e specialmente dopo l'incontro con il MS5 di oggi penso che il PD dovrebbe prendere esempio da Socrate. Ciò significa estendere fino al parossismo il concetto di responsabilità, accettando di sostenere, dall'esterno, un governo guidato da persone scelte dal Movimento
Ciò significa rispondere ai morsi di vipera di Grillo con un gesto rivoluzionario, pericoloso e coraggioso. Dare una prima fiducia all'esecutivo, a condizione che presenti persone credibili, e pretendere che in seguito la fiducia non venga più posta e i provvedimenti siano discussi in aula, punto per punto.
Un grande rischio, per il partito democratico e per il Paese. Ma anche la mossa che scompiglia le carte, che toglie ogni alibi e soprattutto che permetterebbe di rispondere alle urgenze economiche e politiche.
Perché "è meglio subire un'ingiustizia piuttosto che farla".  Nuove elezioni, o un accordicchio con PD/PDL sarebbero una grande ingiustizia per gli italiani.

24/03/13

Tradimento,tradimento!

Una donna, che chiameremo Base, torna a casa e becca il marito, che chiameremo Pd, a letto con un'amante. Quale scusa consigliate al marito?
A) amore guarda come é inguardabile e brutta. Non potrei mai scambiarla con te. E poi é cosi insignificante. Avevo solo bisogno di superare un momento di crisi e ho scelto una che lascio quando voglio. ALLEANZA CON LA LEGA
b) amore guarda come é giovane e rozza. Non potrei mai sostituirla con te. Volevo insegnarle l'educazione, ma poi mi ha sedotto e ci sono cascato. ALLEANZA CINQUE STELLE
C) amore guarda come é vecchia e screanzata. Credi davvero che possa innamorarmi di una che ho sempre odiato? Ci sono andato a letto solo per dispetto. ALLEANZA PDL.
D) amore non é come sembra. Io dormivo tranquillo,quando quel ragazzaccio mi ha messo nel letto questa sporcacciona e non ho resistito alla tentazione. ACCORDO PDL PROPOSTO DA RENZI
E) amore che dici? Stavamo solo dormendo. ACCORDO CON TRANSFUGHI PDL E LEGA
F) amore, é lei che mi si é offerta perché sono irresistibile. Che cosa posso farci? ACCORDO CON TRANSFUGHI M5S.
G) ok ho fatto una cazzata. Sono in crisi,il nostro rapporto é in crisi e anche tu da tempo non mi ami molto. Proviamo a ricominciare in modo serio? RITORNO ALLE URNE

Ps.
H) amore guarda a me di te non importa nulla. Volevo farmi l'ultimo giro di giostra e chi s'é visto s'é visto.

22/03/13

Non Post. Spunti per una riforma del PD



SPUNTI PER UN RIFORMA DEL SISTEMA ORGANIZZATIVO E DEL METODO DI GOVERNANCE DEL PARTITO DEMOCRATICO

Dopo la mancata vittoria elettorale il Partito Democratico è chiamato a ragionare su un duplice orizzonte temporale. Da un lato l'urgenza di una soluzione politica che consenta di governare. Dall’altro la necessità di ridefinire la propria struttura e il modello di governace.   
All'interno del partito è in corso un dibattito, anche aspro, sulla riforma della proprie strutture. Confronto   importante anche perché il PD sin dalla nascita è stato portatore di importanti innovazioni riguardanti la forma partito. Novità  che hanno contribuito ad influenzare l’intero quadro politico, a partire dalla definizione di un sistema maggioritario (scompaginato dall’ultimo risultato elettorale) e dall’introduzione delle primarie aperte per la contendibilità della leadership (sia quelle di partito sia quelle relative alla premiership).
Prendendo in considerazione l’ultimo periodo, i principali sostenitori di proposte innovative relative alla forma-partito sono indubbiamente Matteo Renzi e Giuseppe Civati, le cui differenti visioni sono state plasticamente rappresentate nel corso dell’ultima direzione nazionale. Assemblea che Renzi ha polemicamente abbandonato, con la chiara intenzione di smascherare l’ipocrisia e l’inutilità dell’attuale forma di governance. Un atteggiamento legittimo e coerente con la campagna delle primarie, in cui Renzi ha giocato tutte le sue carte sulla ricerca del consenso al di fuori della dirigenza e del partito, per rivolgersi direttamente ad un bacino ampio di simpatizzanti. Se è vero che questa partita è risultata al momento perdente sul piano interno, non altrettanto si può dire sul piano elettorale, e non solo perché non se ne ha la riprova. L’ipotesi di un partito di impronta americana, per molti versi simile ad un comitato elettorale che ruota intorno a personalità capaci di allargare il perimetro del consenso oltre il tradizionale bacino elettorale, esce infatti rafforzata dalla sconfitta del PD, che dimostra l’insofferenza italiana verso un governo di sinistra-centro.  La proposta di Renzi in merito all’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti costituisce il corollario logico di questa visione, perché solo un partito “leggero” è in grado di affrontare una simile riduzione della spesa e allo stesso tempo di attrarre finanziamenti privati. Si tratta di un partito con minore forza pervasiva, ma anche capace di alleggerire la “pressione” e l’occupazione della società ontologicamente esercitata da partiti più strutturati.
La posizione di Civati, che ha messo al centro del proprio intervento in direzione la necessità di ammodernare il partito e il suo linguaggio politico, si muove in un’ottica “riformista” laddove Renzi ha scelto un approccio “massimalista”. Da tempo Civati ha avanzato proposte di rinnovamento, prima scommettendo su una nuova stagione di civismo e di allargamento della partecipazione della società civile nel dibattito e nella vita del PD, ad esempio con l’invenzione del format di Prossima Italia (che segnò il culmine ma anche la fine di un progetto condiviso con Renzi). Avvertendo il pericolo della ripiegamento del PD su sé stesso, Civati è stato fautore di una costante apertura del PD sia verso la società civile sia verso gli altri partiti che si collocavano nel campo del centro-sinistra, sostenendo le cosiddette alleanze “arancioni” e tentando anche il dialogo con il movimento a cinque stelle. In seguito il tentativo riformista si è concentrato sulla restituzione del potere di scelta e di decisione ai tesserati e ai simpatizzanti. La proposta di utilizzare i referendum consultivi interni- le cosiddette doparie- su temi cruciali del partito –diritti, ambiente, spese militari, ecc – ne costituisce un esempio lampante. Anche la principale vittoria politica del gruppo civatiano va in questa direzione, avendo per primo teorizzato e fortemente caldeggiato l’introduzione delle primarie per i parlamentari, in attesa di una riforma elettorale che restituisca agli elettori il potere di scelta dei propri rappresentanti.
All’interno di questo quadro, la “strana dualità” del PD tra il ruolo di segretario e di candidato premier potrebbe costituire una risorsa, piuttosto che un problema. Il partito potrebbe strutturarsi secondo un modello civatiano (che comprende una riduzione e una trasparenza assoluta delle spese),  accettando tuttavia il modello dei “comitati elettorali” di stampo renziano per la contendibilità del ruolo di candidato alla presidenza. Perché se da un lato risulta evidente che in questa fase il centro-sinistra italiano (ma anche europeo) ha bisogno di centri di elaborazione per progettare il proprio futuro, quali solo un partito organizzato può garantire, altrettanto vero è che la conquista della maggioranza passa necessariamente attraverso l’ampliamento del proprio bacino elettorale e la selezione di un candidato dotato di capacità di forti capacità di leadership. La duplicazione dei ruoli e delle funzioni,  corredata da una norma sull’incandidabilità al ruolo di premier per il segretario di partito, consentirebbe di rafforzare la capacità di elaborazione politica del PD e allo stesso tempo di superare la ricorrenti difficoltà nell’affrontare la campagna elettorale.
La definizione di questo scenario non esclude, ma anzi implica, la necessità di una riforma della governace di partito. Questa riforma complessa dovrebbe incardinarsi, a mio parere, su due punti:
  • La ridefinizione del ruolo di segretario e, conseguentemente, dei compiti delle assemblee
  •  La ridefinzione delle procedure del metodo di discussione e decisione.

  • Per quanto riguarda il primo punto, il ruolo del segretario dovrebbe essere riformato prendendo quale punto di partenza l’esperienza del partito “liquido” veltroniano. La “restaurazione” del partito tradizionale imposta da Bersani ha infatti dimostrato, a più riprese, le sue lacune, sia nell’incapacità di dialogo e attrattività verso la società civile, sia nella selezione della classe dirigente. Il PD ha la necessità di trovare un nuovo modello di confronto sia al proprio interno sia con l’esterno, in primo luogo trovando un “coordinatore” capace di costituire e rafforzare le reti, di ottimizzare i flussi di comunicazione e di ridefinire in senso orizzontale i processi decisionali. Parlare di coordinatore invece che di segretario significa anche identificare con maggiore precisione la figura “professionale” di cui si ha necessità e i relativi skill. Il coordinatore deve essere un primus inter pares, un facilitatore del discorso, capace di individuare i temi strategici di discussione, di definire i tempi, le priorità e modalità di tale confronto.  Al coordinatore non spetterebbe invece, a differenza di adesso, il compito di sintesi finale e di decisione delle diverse proposte, poteri che dovrebbero essere trasferiti alle assemblee e agli organi dirigenti competenti. Questo cambiamento delle funzioni dovrebbe necessariamente essere trasferito a tutti i livelli intermedi del partito, dai segretari regionali a quelli di circolo. Il fallimento della formula “veltroniana” rende necessari due corollari a tale trasformazione delle funzioni: il mantenimento della dualità (di cui sopra) e la distinzione tra voto di fiducia e voto sui singoli provvedimenti.  Il mantenimento della dualità mette intatti al riparo il coordinatore dall’accusa, che fu ricorrente, di mancanza di “carisma” e “personalità” in quanto tali funzioni di leadership sarebbero incarnate dal candidato premier.
  • La distinzione tra fiducia e voto sui singoli provvedimenti  è la premessa della ridefinizione dei metodi di discussione e decisione. Il coordinatore in quanto organizzatore della “contesa” non sarebbe messo infatti in discussione dall’esito delle votazioni relative agli indirizzi strategici del partito. Nell’ambito delle discussioni, alle quali potrebbe ovviamente partecipare, il suo peso politico dovrebbe essere esattamente equivalente a quello degli altri membri dell’organo collegiale investito della decisione. La fiducia nei suoi confronti dovrebbe essere espressa solo in relazione alla sua capacità di coordinamento e non sulla sua linea politica, la quale sarebbe decisa di volta in volta dagli organi assembleari. Tale soluzione dovrebbe allo stesso tempo liberare la discussione da quell’ipocrisia di fondo e dalla stagnazione conseguente all’organizzazione per correnti. Nell’ambito delle discussioni infatti l’unica posta in palio sarebbe quella sull’argomento in oggetto, poiché il coordinatore non avrebbe il problema di trovarsi in minoranza e la sfiducia potrebbe realizzarsi solo tramite una specifica richiesta di voto su questo argomento. A loro volta i rappresentanti degli organi dirigenti dovrebbero sentirsi “liberati” da questa modalità di decisione. Il tema della “fedeltà” e dell’appartenenza ad una corrente dovrebbe essere svuotato di significato, dato che le maggioranze e minoranze potrebbero essere variabili e trasversali, a secondo dei temi, senza che ciò leda l’immagine del partito. Le votazioni dovrebbero essere l’obiettivo di ogni riunione assembleare e la discussione lo strumento attraverso il quale sviluppare una “battaglia di idee” e attraverso il quale far emergere gli oratori più brillanti e più innovatori, secondo un antichissimo quanto insuperato schema dialettico. 

La riforma del metodo richiede infine al coordinatore un’altra capacità, che potremmo definire come tempismo. Tempismo inteso come capacità di comprendere rapidamente quali sono i temi da portare in discussione e in quali sedi. In questo senso il coordinatore potrà “trattenere” a sé una parte rilevante di argomenti ( quelli che richiedono risposte immediate o quelli sui quali sono già state assunte delle decisioni), ma potrà anche decidere quali temi richiedono solo la votazione della direzione nazionale, quali quella delle assemblee e quelli per i quali sia necessaria una consultazione popolare, ricorrendo al sistema delle doparie. Una selezione di priorità in cui però venga posto l’accento sull’ampliamento della platea dei votanti, per rispondere alla necessità di partecipazione e protagonismo degli attivisti e dei simpatizzanti del partito.

11/03/13

Per una riforma della struttura e della governance del PD

La riforma della struttura del partito e dei metodi di governance è un nodo cruciale che il Partito Democratico deve affrontare all'indomani della "non vittoria" elettorale. Una riforma resa ancora più urgente dal successo del "movimento" cinque stelle che si presenta come una forma nuova di organizzazione del consenso e della discussione.
Di questa riforma si discute da tempo nel PD ed è tornata d'attualità anche nella recente direzione nazionale. Il tema è stato riproposto da Civati che già in passato è stato ideatore e sostenitore di diverse iniziative per l'allargamento del consenso e la restituzione del potere di decisione ai tesserati e simpatizzanti: tra queste il lancio del format di Prossima Italia, le proposte per l'utilizzo delle consultazioni referendarie interne al partito e le primarie per i parlamentari. Dal canto suo Renzi ha scelto invece la strada del gesto eclatante e dirompente, abbandonando quasi immediatamente la direzione nazionale. Un gesto "massimalista", coerente con una campagna per le primarie condotta all'insegna della lotta contro l'attuale classe dirigente e contro l'elefantiasi dell'attuale struttura di partito.
Nell'ambito di questa ampia discussione, vorrei fare una sintetica riflessione sul ruolo e le funzioni che a mio avviso dovrebbe avere il futuro segretario del Pd.
In primo luogo si tratta di "trasformare" il segretario in "coordinatore". Il coordinatore è qui inteso come moderatore, organizzatore, facilitatore. Sceglie i tempi della discussione, precisa i termini del confronto, fa emergere attraverso il dialogo le diverse istanze. La linea politica viene decisa, attraverso la discussione e il voto a maggioranza, dagli organi assembleari. La fiducia al segretario viene data attraverso il consenso iniziale e tolta solo in presenza di un apposito voto di sfiducia. La responsabilità della linea politica è infatti in tal modo interamente condivisa con i gruppi dirigenti. Per funzionare questo sistema deve abrogare definitivamente il sistema delle correnti. Non essendoci una maggioranza precostituita, ma al contrario da ricercarsi volta per volta e tema per tema,  i rappresentanti degli organi assembleari non votano per logiche di appartenenza. Anzi, tanto più sono autonomi, propositivi, capaci di affermare con la persuasione la propria idea, tanto più potranno incidere nella vita del partito e conquistarsi una propria autorevolezza. Il coordinatore "trattiene" per se, ragionevolmente, la gestione degli affari quotidiani e decide la scaletta e le priorità delle discussioni. Alcuni temi, come ad esempio l'alleanza con il MS5, sono portati nell'ambito della direzione nazionale e lì discussi apertamente, senza pregiudizi e doppie morali e triplici tatticismi. Altri, come la riduzione delle spese militari, i matrimoni civili sono portati direttamente alle assemblee degli iscritti e fatti oggetto di referendum consultivi interni (le cosidette doparie).
Mi rendo conto che è solo un abbozzo. Spero però sia sufficiente per avviare una riflessione comune.

06/03/13

Mi consenta il consenso

Bersani riceve il mandato esplorativo. Riceve un no netto da m5s. Tiepido monti che vuole ministro economia. Pigi,per dovere si reca da B. Il quale insiste per un governo larghe intese. Bersani rifiuta. B. insiste,si dice pronto ad accettare tutti gli otto capitoli. Bersani per stanare tira fuori una legge su conflitto interesse che manco in svezia. E una sulla corruzione che manco in..norvegia? B. accetta,anzi prende carta e penna e va da Vespa e sottoscrive gli otto punti con la clausola di sostenere un governo solo pd fino alla realizzazione di tutti i punti,per 'salvare le istituzioni'. Vota anche come presidente emma bonino.Che deve fare Pigi?
A) rinunciare perché con la destra mai
B) rinunciare a favore di un governo del presidente
C) accettare per responsabilità
D) non s'é mai visto una mulo partorire un cavallo (?)

26/02/13

COSE DA NON DIRE, PENSIERI DA NON FARE

Cinque (+ 1) regole di gestione dell'emergenza post elettorale. 


1)  Divieto di dare dei cretini agli italiani che non ci hanno votato (e neppure mafiosi,  egoisti, corrotti, ecc … ).


Perché anche se fosse vero, lo dovevamo sapere, li dovevamo gestire, li dovevamo guidare. Se fai attraversare la strada ad un cieco e ti investono, di chi è la colpa?
Se non siamo capaci di interpretare un elettorato che riteniamo tanto imbecille (io no, cmq ..), viene da chiedersi chi è, l’imbecille. E dopo vent’anni farsi sorprendere da B. e prendersela con i suoi elettori, proprio no. La costruzione del “nemico interno” lasciamola ad altri, se no perdiamo anche la faccia, come se non bastasse.

2) Divieto di pensare che s’è perso per eccesso di "serietà".
Lo penso da tempo, lo posso dire adesso: incarnare la parte della gente “perbene” è una cagata pazzesca. Quello è un prerequisito necessario, un nostro carattere distintivo di cui andare molto orgogliosi, ma non è sufficiente. Ci volevano più idee, più proposteconcrete e, insieme, più visioni che allargassero le menti e il cuore. Non c’erano, e  non era una semplice dimenticanza. E quando c'erano, non si sono ascoltate. Certo era più comodo mettersi sulla riva, seduti ad aspettare. Solo che invece che il morto è passata la grande occasione e non l’abbiamo acchiappata.

3) Divieto di dare la colpa alla campagna elettorale. 
Ok, la campagna elettorale ha fatto pena: promesse irresponsabili, slogan qualunquisti, personalità schizofreniche, overdose televisiva.  Ancora non lo capiamo, che le campagne elettorali sono scorrette, cattive e grondanti “sangue”. E dire che bastava vedersi, un paio di film, che so "Le idi di marzo" e "Lincoln" e il gioco era fatto. E, attenzione, le balle e le promesse elettorali per me sono legittime in democrazia, sin dai tempi dei sofisti. Quindi smettiamola di fare della morale a casaccio.Grillo ci ha pure tolto l’alibi ricorrente del caimano che opprime il paese controllando giornali e televisione.

4)  Divieto di nominare la parola “responsabilità”. Responsabilità come riconoscimento di errori e conseguenti dimissioni, per chi lo ritiene, mi sta bene. Responsabilità come obbligo di governare nonostante tutto e a qualsiasi costo, no. Gli italiani non ci hanno voluto, mi sembra chiaro. Quindi si fanno poche cose e si torna alle urne. Fosse per me, l'incarico di governo lo rimetterei nelle mani del Movimento Cinque Stelle. Proporrei un governo a guida Grillo che faccia da garante alle poche e necessarie riforme, con l'appoggio del PD e Monti. Non il contrario. Le elezioni noi, di fatto, le abbiamo perse.

5) Divieto di pensare che la sinistra italiana possa governare. Gli italiani sono sinistrofobici. Così è, per motivi storici e antropologici, quando si tratta delle elezioni politiche. L’unico che ha infranto la regola era Prodi, che era travestito da democristiano (era molto meglio, ma parlo della percezione). Le soluzioni: o fai la sinistra di minoranza (nobile e politicamente rilevante, come è stata per molti decenni) oppure fai il liberal progressista. Non lo so se basta, ma almeno ci provi, presentandoti in modo finalmente diverso. Dire che in Italia la sinistra vince solo l’appoggio dei sindacati e dell’appoggio unanime dei dipendenti della pubblica amministrazione è come sostenere che il sole gira intorno alla terra: sembra vero, ma è smentito sempre dai fatti.

Ps.
6)      Divieto di dire che si vinceva con Renzi. Primo perché se siamo in un partito democratico e se amiamo le primarie, le rispettiamo. Secondo perché non ha senso pensare al passato: c’è da augurarsi che Renzi possa ancora servire per il futuro e che ormai non si sia fatta troppa terra bruciata, intorno a lui e al PD. Detto da uno che Renzi l’ha sostenuto e che crede in quel progetto alternativo di partito. E che pensa che Bersani sia un uomo serio e in gamba. 

21/02/13

Ragazzo, non sparare sulla democrazia!

Prima di sparare, aspetta. Fermati cinque minuti, ne vale la pena. Te lo dice uno che ama la tua energia, la tua voglia di ribellione, il tuo istinto rock. Te lo dice, anche, uno che per te si è battuto sempre ed è diventato vecchio a forza di parlare di gioventù. Uno che è passato in mezzo alla disillusione, alla noia, alla frustrazione. Aspetta dunque, perché pensare è bello. Riflettere fa cambiare la forma delle cose, rende la vita più ricca e intensa.
Fermati per un istante a riflettere su cos'è realmente una democrazia. Sulla sua forza fragile e coraggiosa. La democrazia che ti permette di scegliere da chi essere governato. La democrazia è tanto coraggiosa da tollerare al proprio interno i suoi nemici. Gli impostori, che fingono di volere il bene comune e agiscono solo per sé. I predicatori, che fingono di poter risolvere problemi complessi e difficili con lo schioccare delle mani.  Gli untori, che individuano i capri espiatori responsabili di ogni problema. Non premere il grilletto contro la democrazia, non votare questi personaggi.
Prima di sparare, riprendi in mano un libro di storia. Pensa a quanto è peggiorato, in termini culturali, economici, morali, il nostro paese negli ultimi vent'anni. Pensa da chi è stato governato. Chiediti se quell'uomo ha mai fatto qualcosa per te, per la tua mancanza di lavoro, per il precariato, per darti un futuro migliore. Pensa che fine hanno fatto quelli che fingevano di rappresentare la protesta, che dicevano di essere diversi, che millantavano di sostenere d'essere dalla parte del popolo. Pensa a come hanno agito, alla corruzione nelle loro fila, a come hanno ridotto la sfera della tua libertà e dei tuoi diritti. Non premere il grilletto contro la democrazia, non votare chi ti illude con queste promesse. 
Prima di sparare, dai un'occhiata al futuro. Tu lo puoi vedere meglio di chiunque altro. Chiediti se davvero chi parla di dare il potere ai cittadini è intenzionato a farlo, o se vuole fare tutto da solo, con l'appoggio del guru. Chiediti se per governare basta essere persone "normali" o se non serve almeno qualche competenza. Chiediti se li conosci, quelli che stai per votare. Chiediti come sono stati scelti, quelli che andranno in parlamento. Chiediti, ancora, che idee hanno, se si può essere contemporaneamente di destra e di sinistra, contro lo Stato ma a favore della nazionalizzazione, contro i magistrati ma a favore dei processi, per il reddito di cittadinanza e per l'abbattimento della spesa pubblica. Non agire d'istinto. Pensa. Non premere il grilletto contro la democrazia, non votare chi ti promette tutto e il suo contrario. 
Ragazzo, amico mio. Siamo arrivati al dunque. Non c'è scampo. La democrazia è fatica, è un affare complesso. La democrazia non esiste senza chiaroscuro, senza tensioni, senza mediazioni. La democrazia non è rivoluzione e neppure eterna conservazione. E' una macchina ad andamento lento, progressivo. E' vero, però, che ha bisogno di energia. Quella la devi dare tu, ma per spingerla avanti, non per demolirla. Devi aiutare chi faticosamente l'ha difesa in questi anni, anche sbagliando, anche arrancando. Chi ne ha fatto la propria bandiera, chi ha rispettato la costituzione, chi si è dato delle regole per allargare la partecipazione, chi  ha parlato al plurale e non al singolare, chi ha accettato di mettersi in discussione, chi rinnova il 70% dei propri parlamentari. 
L'avrai capito io #votopd. Spero voglia anche tu fare così, perché la mia generazione è la tua generazione.  





19/02/13

Epistolelettorali - cari fratelli nordici

Brutta bestia, l'intransigenza Se ti si appicca addosso è dura da scrostare. Per questo, più di tutti, non vedi l'ora che finisca, la campagna elettorale. Di natura, amavi il semplice, pochi pensieri e azioni lineari. Pensiero-azione, senza sdegnare anche l'inversione.
Ora sei confuso, terribilmente. Eri un nostalgico, amavi i miti, le leggende. Ti tocca sorbirti le start up e il futuro, senza sapere dove ti vogliono portate.
Questo mal di testa che ti perseguita, ti va girare non poco le palle. Perché già avevi sopportato per anni un pensiero che ti sembrava pura tattica democristiana e però aveva un suo fondamento. Inghiottire, sopportare l'alleato impresentabile pur di raggiungere il traguardo. Come se non fosse bastato, pure gli scandali hai dovuto inghiottire, arrivando pure a fare il verso alla magistratura inquirente e salvare in parlamento proprio il genere di gente che vorresti strapazzare.
La tua amata Lombardia, poi, ti ha dato proprio il tormento. Vedevi i sorci verdi, a sostenere il Celeste. Poi gli scandali si sono pure presi la tua casa. Si sono infilati dentro, risalendo fino ai piani alti. Che tormento! Tu, duro e puro, hai visto i miti rivoltati come un calzino.
Per pochi mesi, hai sognato che l'emicrania fosse passata. Tutto semplice, di nuovo, lineare. Il nord, la lotta alle tasse, l'opposizione alla destra come alla sinistra. Sentivi l'aria nuova e buona. Dicevi, lo ricordo, meglio pochi ma buoni.
Invece no, il virus Macchiavelli si è di nuovo infiltrato tra le fila. Facciamo l'accordo con "quello", di nuovo, per ottenere questo e quello. Sputato uguale, come da vent'anni. E di nuovo "quello" ti parla di condono. E il sud, che torna a darti il tormento, con il suo peso elettorale.
Per consolarti, posso dirti che non sei obbligato a rivotare. Che puoi dare ragione alla tua "intransigenza". Puoi lasciare la casacca e fare un'altra di scelta. Certo so che non andrai mai dal milanese. Neppure dal montiano, che pensi voglia solo mettere altre tasse. Resta il grillo, nella tua testa, ma pensaci bene, è solo la tua copia con meno di venti anni e senza un progetto pensato per il nord. Stai a casa, allora. O forse, pensaci su, un passaggio sull'altra sponda, ci potrebbe stare. In termini di serietà e coerenza, non cascheresti male.



18/02/13

Concessionario Cinque stelle





-          Ciao caro, tutto bene?   Non hai detto una parola da quando siamo a tavola.
-          Si, sto solo ripensando alla proposta che mi ha fatto il concessionario.  Peccato che non abbia i deplian illustrativi..
-          Dove li hai lasciati?
-          Ma no, non me li dati, la loro politica è di non spendere in pubblicità. Perché, dice,  le grandi multinazionali la pubblicità la fanno pagare ai clienti.
-          Già. Però conoscere che cosa stai per comprare non sarebbe stato male. Puoi spiegarmela tu, questa macchina?
-          E che ne so, scusa? E’ un  prototipo e non ci sono ancora i modelli!
-          Quindi? Come facciamo a sapere di che si tratta?
-          Me l’ha spiegata il rivenditore, a parole. E’ un progetto innovativo, una macchina che non usa i combustibili tradizionali, ma nemmeno energia elettrica o idrogeno. Quelli sono tutti prodotti inquinanti o pericolosi, roba che si sono inventate le multinazionali del petrolio e delle auto. Il concessionario dice che la sua macchina va ad aria. Pulita al 100%, grazie al chip 37.7 prodotto un’azienda lappone.
-           A me sembra così strano… Tu l’hai vista in funzione?
-          No, perché il concessionario mi ha spiegato che prima dobbiamo comprarla in tanti, poi la costruiscono. Dobbiamo diventare azionisti, per permettere un cambiamento radicale nel mondo,  contro le multinazionali, per un mondo migliore!!
-          Oh, tesoro, calma, sembri invasato. Ragioniamo. Sai almeno quanto ti costa?
-          La cifra, lui, non la vuole dire. Si arrabbia se la chiedi. Dice che prima ci dobbiamo convincere, poi la cifra verrà da se.
-          A parte il prezzo, almeno qualcosa su dimensioni, confort, optional?
-          Ah guarda, la dimensione è variabile. Anche se lui dice che ci hanno abituati a sprecare le risorse del pianeta . Comunque dice che a noi darebbe una macchina a due posti.
-          Due posti? Ma se noi siamo in quattro.
-           Ma scusa, useremo i  mezzi pubblici! Ora non ci sono, ma nel prossimo futuro ci saranno,  perché adotteranno questa tecnologia ad aria, fottendo queste multinazionali dell’auto!
-          Vediamo se ho capito: noi adesso abbiamo due macchine e due figli e siamo sempre in giro per portali a scuola, in palestra, per andare al lavoro. E da domani, niente, una macchina due posti e ci arrangiamo?
-          Tesoro, anch’io sai ho risposto così. E lui, con veemenza, mi ha detto che se ci fosse il telelavoro non dovremmo spostarci e che se ci fosse la formazione a distanza i nostri figli non dovrebbero spostarsi e che se ci fosse l’agricoltura a km zero le merci non dovrebbero spostarsi….
-          E se ci fosse anche l’unicorno saremmo in una favola. Ma non c’è! Quindi?
-          Quindi è colpa dei politici corrotti se non ci sono queste cose, così mi ha spiegato il profeta, cioè il concessionario. Per cui ora aderiamo al “Progetto” per cacciare i politici ladri e corrotti e dopo pensiamo alla nostra macchina…
-          E noi fino a che non arriva questo messia, come ci muoviamo?
-          Lui mi ha proposto due mezzi rivoluzionari, ad impatto e consumi zero e per giunta salutari. Una cosa nuova, come una bici che però non è una bici…
-          O è una bici o non lo è!
-          Si, è una bici. Però ha tre ruote. E’ un progetto che ha brevettato un tecnico ungro -finnico della Ford, che però hanno licenziato perché  avrebbe mandato in rovina le industrie automobilistiche.  Pensa che gli hanno offerto un milione di euro per il silenzio. Ma lui l’ha messo a disposizione di tutti, sulla rete, gratuitamente.….E tutti i cittadini possono andare in rete e imparare a costruirsi una “tre ruote”. Considera che ha una stabilità incredibile e che può essere usata anche d’inverno… Ma dove vai? Vieni qui che ti spiego…
-          Guarda un po’ qui … Che ci vedi??
-          Che ci vedo…Ci vedo il triciclo dei nostri figli .. Che vuoi che ci veda…….Oh mio Dio! Un triciclo… Ecco cos’era…Amore….
-          Amore cosa?
-          Amore, scusa.. ecco perché avevo quei dubbi….Meno male che m’era rimasto ancora un po’ di sale in zucca…Con tutte quelle parole il concessionario mi aveva stordito sai?
-          Eh se lo so, amore, lo so eccome. Dai, vieni qui, bacino. Ecco…Però amore, sai che abbiamo ancora un problema….
-          E cioè??
-          Cioè che non abbiamo ancora trovato la macchina, e per il 24 febbraio, ci serve…..