22/06/12

La nostra RAV
















Ad Acqui, in assenza della questione TAV abbiamo la RAV. Che non è una rete ad alta velocità, ma il Rumore ad Alto Volume. Una questione spinosa, su cui giriamo intorno da parecchi anni. Anche in questo caso abbiamo un Comitato, che presidia il centro storico, e che si lamenta dell'alto volume prodotto la sera da bar e locali , della confusione generata dai "nuovi barbari", della sporcizia e del disordine conseguenti alle "manifestazioni".
Dichiaro, in via prelimare, di riconoscermi maggiormente nelle ragioni dei "nuovi barbari". Nel senso che, alla fine, fatta la tara ai torti e alle ragioni, agli eccessi e agli abusi, preferisco un centro storico coatico e vivo piuttosto che un'isola pedonale di imperturbabile tranquillità. Ma questa è una questione di gusti, sarà che mi piace il disordine, sarà che sono stato un poco barbaro a mia volta.

Però il punto è altro. Il punto è la politica. Quella che manca, quella che abdica alle sue funzioni, quella che fa finta di niente ma intanto le cose accadono e proseguono e degenerano. Come per la Tav, sulla quale a lungo si è finto che nulla accadesse, sulla quale non si sono prodotte le occasioni per la mediazione e alla fine la faglia si è rotta e si sono formate le divisioni. La politica è stata inventata proprio per questo, invece, per fare da collante, per ricucire, ricomporre, mettere insieme. Quando la politica manca al suo obiettivo, ecco i fronti contrapposti, l'insoddisfazione reciproca, l'impossibilità di mettersi d'accordo.

Sulla RAV la politica è mancata in diversi sensi. In primo luogo perchè non ha saputo proporre una circostanza ed un luogo di confronto. Il Comitato del Centro Storico, di per sè, non è sufficientemente rappresentativo di tutte le istanze e i bisogni di chi "partecipa" alla vita del centro storico. Che sono, certo, i residenti, ma anche i commercianti di zona (bar, locali, ristoranti e botteghe, ecc...) e i fruitori in senso lato (i giovani e i meno giovani, i musicisti, ecc....). In secondo luogo, perchè non ha saputo proporre in questi anni un progetto coerente e articolato di iniziative coordinate da tenersi in città, di fatto costringendo l'imprenditorialtà ad arrangiarsi, ognuno per conto proprio, provando a massimizzare i profitti nell'immediato, dato che il futuro si presenta nella fattispecie della totale incertezza. In terzo luogo finendo per decidere sulla base di ordinanze anche un pò a casaccio, che una volta sembrano imboccare la strada della severità estrema (stop alle 11 di tutto le musiche e i fracassi, ugualmente classificati), altre percorrendo la strada del lassismo estremo, di fatto proclamando il "liberi tutti."

Da parte mia, consiglio quindi di dare una sterzata alle polemiche e cominiciare a ragionare. E si potrebbe partire così, se si volesse:

1) una serie di incontri con i rappresentanti delle associazioni di categoria coinvolte nel settore turistico e con le associazioni culturali in senso ampio, per mettere a punto un piano delle manifestazioni turistiche sensato, diversificato, esteso su più zone, misurabile nelle ricadute economiche e negli impatti negativi per i residenti, che diversifichi nei tempi e nei luoghi l'offerta di svago e divertimento.

2) una serie di incontri con i soggetti rappresentativi del Centro Storico, intesi in senso esteso (come detto precedentemente) per provare a comporre le ragioni degli uni e degli altri, capire i bisogni e i problemi, prospettare delle soluzioni. Percorso forse non facile, ma francamente non impossibile, visto che esistono anche semplici strumenti di compesazione, che vanno, tanto per dire, dalle agevolazioni per acquistare doppi vetri e condizionatori per i residenti, alla definizione di un calendario sostenibile di manifestazioni, alla individuazione di luoghi alternativi per musica, spettacoli e prove, al reinvestimeno degli "utili pubblici" in interventi di miglioria della qualità della vita in centro, ecc....

Cose semplici insomma, anche se più complicate per chi ricerca il consenso a breve tempo, di chi adotta la tattica cerchibottista, lasciando agli altri, ai cittadini insomma, l'onere di "scannarsi". Ma questo è appunto il metodo della barbarie e dalla clava, della vittoria che spetta al più forte, della pre-istoria. Mentre la politica è l'arte della giustizia, anche se troppo spesso ce ne dimentichiamo.

Per concludere, dunque, meno polemica e più politica, per risolvere la questione RAV.  E invece che sostenere le ragioni dell'antipolitica, pretendere che i politici, specie quelli al governo della città, facciano ciò che devono, ovvero amministrare.


PS. Non sarà un caso che la piazza più incriminata si chiami piazza Concilaizone ;-) ???