02/05/12

Rinnoviamo la città. Nuove energie e nuove idee per Acqui

"Rinnoviamo Acqui. Con Aureliano, Ilda, Marco e Beppe

Il mio intervento all'incontro "Rinnoviamo la città. Nuove energie e Nuove idee per Acqui" a cui hanno partecipato Ilda Curti, Aureliano Galeazzo, Beppe Monighini e ... tanti acquesi ;-)
Recentemente ho appreso un nuovo uso  del verbo rinnovare. Nella sua declinazione toscana, accettata dalla Treccani, rinnovare significa indossare per la prima volta un certo abbigliamento: rinnovare le scarpe, rinnovare una borsa, rinnovare un vestito, ecc …
Quest’uso del verbo mi ha fatto ricordare la metafora usata da Enrico Borghi, vice – presidente dell’Anci, che nel corso di un incontro ad Acqui sulla buona amministrazione ha paragonato il ruolo del Comune a quello di un vestito. L’amministrazione comunale, ha detto Borghi,  è infatti l’abito che veste la comunità: la protegge dal freddo, le garantisce dignità e contribuisce a definire la sua identità.
Il mescolarsi di questa “scoperta linguistica” e di questa “indicazione metaforica” mi ha indotto a fantasticare sull’abbigliamento che vorrei venisse indossato dall’Amministrazione Comunale di Acqui dopo le elezioni del 6-7 maggio.
Partendo dal basso, mi piacerebbe anzitutto dotare i prossimi amministratori di Acqui di un paio di scarpe comode. Perché, come sempre ci ricorda la nostra amica Ilda Curti, per conoscere una città bisogna percorrerla, camminarci dentro, andare di persona  personalmente ad ascoltare i problemi e le richieste dei cittadini. Così abbiamo fatto noi, assieme ad Aureliano Galeazzo, durante questi mesi in cui abbiamo elaborato il programma per le elezioni. E così intendiamo fare anche dopo, se verremo eletti, perché senza dialogo non si conoscono le domande e quindi non si trovano le risposte. Un paio di scarpe comode, inoltre, le regalerei volentieri anche ai membri della giunta uscente, per evitare i rischi della sedentarietà di chi troppo a lungo resta attaccato alla poltrona e non vuole saperne di schiodarsi e lasciare spazio a nuove energie e volti nuovi.
Per quanto riguarda l’abito, farei indossare ad Acqui un paio di jeans. Prima di tutto perché il jeans nasce come vestito resistente per i lavoratori. E il lavoro e la crescita dell’occupazione sono le vera priorità per la città. La nostra proposta di rilancio in questo campo ha come cardine il concetto di rete, perché occorre ritessere la trama e l’ordito del tessuto comunitario che in questi anni di cattiva amministrazione è stato lacerato. Questa sinergia si esprime in forme diverse:
- l’integrazione tra la città e il territorio circostante, che è mancata in questi anni, a causa dell’attitudine isolazionista del centro-destra. Una rete di questo tipo permette di fare sinergia tra l’offerta termale, quella enogastronomica, quella paesaggistica, quella artistica e quella culturale.
- la costruzione di una rete tra i soggetti che operano nei diversi settori. Occorre, ad esempio, creare reti di imprese nel settore turistico, che vedano coinvolte le associazioni degli albergatori, i commercianti, i tour operator, le associazioni agricole e quelle artigiane, ecc, al fine di costruire dei pacchetti turistici di visita, secondo le regole del moderno marketing territoriale.
Il jeans poi ci piace perché è un abbigliamento che ha grande successo tra i giovani. Giovani a cui bisogna necessariamente adattare la città. Ad esempio partendo da un’idea di sviluppo sostenibile, che non consumi oggi le risorse per il domani. Tanto per fare qualche esempio, sperperare per 10 anni le risorse del Comune con progetti assurdi – la fontana in piazza Italia, il teatro in piazza Conciliazione - sono esempio di sviluppo NON sostenibile. E’ sostenibile, invece, agevolare interventi di ristrutturazione del patrimonio immobiliare esistente, puntando sul miglioramento dell’ efficienza energetica e riducendo drasticamente il consumo di suolo. E’ sostenibile  inoltre pensare di utilizzare adeguatamente le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea per la nascita di start-up e per l’insediamento di aziende a basso impatto ambientale ed elevato contenuto tecnologico. Perché il primo obiettivo, per le nuove generazioni, è quello di dare occasioni di sviluppo della nostra città, che fermino quella “fuga di cervelli”, costretti ad allontanarsi da Acqui per trovare un posto di lavoro. Una emorragia che, a sua volta, rende difficile lo sviluppo di Acqui, perché le nuove leve si allontanano e la città invecchia. 
Dato che il jeans è d’origine americana e dato che gli statunitensi  si  intendono d’ innovazione, una particolare attenzione si deve riservare alle nuove tecnologie, puntando sul miglioramento delle reti di comunicazione, in particolare la banda larga, che sono diventate strumenti indispensabili per migliorare la competitività delle imprese. La tecnologia digitale e il web sono anche indispensabili per proporre un’offerta turistica di qualità che consenta di promuovere la nostra città attraverso i moderni sistemi di comunicazione, in grado di raggiungere un pubblico vasto e qualificato, diminuendo i costi pubblicitari e incrementando una fruizione completa del patrimonio artistico e culturale di Acqui. In questo senso l’adozione di hot spot wi-fi ad accesso gratuito, accoppiata con l’uso dei QRCODE permetterebbe al turista di conoscere e visitare virtualmente Acqui utilizzando uno smartphone o un tablet e anche di poter accedere con semplicità ai servizi di prenotazione on-line. Degli USA inoltre non sarebbe male imitare anche la “cultura d’impresa” favorendo, come Comune, i processi di semplificazione amministrativa per l’apertura di nuove imprese e per la gestione delle stesse.
Sopra i jeans Acqui dovrebbe inoltre vestire una camicia e una giacca. La camicia non è quella di forza, anche se alcuni interventi di questi anni, come lo sperpero di denaro pubblico per la costruzione del Centro Congressi, rasentano la follia.  La giacca ci vuole, perché se puntiamo su uno sviluppo turistico, dobbiamo anche saperci presentare bene. Con una certa eleganza, perché il turismo di Acqui deve puntare sulla qualità, degli alberghi, dei ristoranti, delle produzioni tipiche, dei servizi alla persona, dell’offerta culturale. Tanto per fare un esempio, la nuova Spa Lago delle Sorgenti è un’iniziativa che rispecchia l’immagine che vorremmo dare della zona Bagni, integrandola con la riqualificazioni di altri immobili nella zona dei Bagni. Sulla cravatta, invece, siamo disposti a soprassedere, perché crediamo nel valore di un approccio amichevole, sincero, schietto con i turisti che arrivano ad Acqui, la cui prima esigenza è di incontrare e conoscere una comunità, di condividere e confrontare i rispettivi stili di vita.
Eccola qui, dunque, la nostra città di domani, vestita di tutto punto. Speriamo di poterle fare indossare questo nuovo abito dopo il 6-7 maggio. Per rinnovarla serve il voto degli acquesi. Perché chi non vota Aureliano Galeazzo si tiene la città così com’è, per altri cinque anni. E non è un belvedere.

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