16/05/12

Il secondo sforzo

Eccoci qui, a pochi istanti dalla fine della partita, in perfetta parità. Dopo aver vinto i quarti di finale in scioltezza e passato con grinta le semifinali, siamo a giocarcela. Sono le elezioni amministrative di Acqui, in palio c’è il governo della città, ma sembra di essere nel pieno di una finale di NFL. Avete presente, vero, il football americano? Quello con la palla ovale,  le squadre che lottano per la conquista del territorio (in senso agonistico, ovviamente), le fasi distinte di difesa e attacco. Un gioco duro ma leale, fatto di giocate spettacolari, azioni di contenimento, placcaggio pesanti per fermare l’avversario e colpi sopportati nel tentativo di conquistare pochi metri.
Dopo una partita serrata, la nostra squadra ha messo in condizione Aureliano Galeazzo di fare l’ultima azione per conquistare la meta che ci darà la vittoria. Abbiamo tenuto duro, ciascuno con il suo ruolo, per tenere viva la partita. C’è chi ha conquistato terreno in attacco con giochi di corsa, azioni sicure basate sull’esperienza, favorite da placcatori che si sono sacrificati per creare il giusto varco. C’è chi ha difeso, leggendo le mosse dell’avversario, intercettando palloni pericolosi, marcando a uomo, buttandosi a terra per fermare una corsa. Tutti abbiamo fatto bene tutto e tutti abbiamo sbagliato qualcosa, chi ha provato con un gioco troppo innovativo che non è stato capito, chi ha lasciato andare un avversario che poteva essere bloccato, chi si è preso paura e si è tirato indietro.
Nel momento più brutto però, quando sembrava che la partita potesse girare a nostro sfavore, abbiamo dato la dimostrazione di avere la stoffa dei veri giocatori. Siamo riusciti a fare il “secondo sforzo”,  a dare quel qualcosa di più che ti permette di restare in piedi anche quando subisci un placcaggio duro e che consente di conquistare pochi centimetri di campo per prendere il down.  Il secondo sforzo è una cosa particolare, perché non dipende dalla fisica, ma dalla volontà.  E’ la voglia di farcela, che ti fa andare oltre le tue capacità, è lo spirito di una squadra che moltiplica le energie e la cui forza complessiva è più grande della somma dei singoli.
Ora siamo all’ultimo lancio. C’è il rumore sordo della mischia, di chi protegge il quarterback dai tentativi di placcaggio poco corretti. C’è il respiro affannoso dei ricevitori, che si smarcano per dare più opportunità di passaggio. C’è lo sguardo attento di Aureliano, che studia la soluzione migliore, come se tutto intorno fosse tranquillo e invece è frenesia, perché il vero regista conosce la forza della calma. La palla adesso è in aria e fila via, precisa e leggera. Il ricevitore è pronto. Sta lì da vent’anni, ad attendere quel pallone e quella vittoria. Il ricevitore designato sono gli acquesi, tutti quelli che vogliono cambiare. Tutti quelli che credono che il rilancio di Acqui sia possibile. Il 20 e il 21 maggio basta andare al ballottaggio e votare Galeazzo, per ricevere il pallone della vittoria.

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