11/11/10

Grisù, salvaci tu!

Sarà la musica che gira intorno, sarà la conclamata debolezza delle leadership nazionali, sarà il degrado della politica italiana, ma di questi tempi sembra proprio un drago, il Draghi. Il governatore aveva già guadagnato in simpatia facendo innervosire il tesoriere Giulio, pubblicando dati sulla disoccupazione che annuvolavano l'idilliaco paesaggio italiano dipinto dal governo B. Giusto qualche giorno fa si è poi conquistato una stelletta da "rottamatore" sostenendo la necessità di trovare rimedio allo stato permanente di precariato in cui vivono milioni di giovani italiani, e provocando in tal modo la risposta un pò piccata di Sacconi, perchè, suvvia, mica si può pretendere dal governo (questo governo poi!) che governi e trovi addirittura soluzioni politiche ad uno dei temi più scottanti del paese.
Ma non pago oggi il Draghi se ne esce con una letterina che spedisce ai fantastici 20 riuniti a Seul, nella sua qualità di presidente del Financial stability board. E che gli dice, il Draghi? Gli ne canta quattro, sempre con lo stile sobrio che lo contraddistingue. Ovvero dice che:

1. Ciascun paese si deve dotare di un apparato istituzionale che permetta la liquidazione di una banca a rilevanza sistemica (Sifi) senza che il sistema mondiale corra rischi molto gravi.
2. La possibilità di introdurre per le Sifi requisiti di capitale più severi;
3. Il potenziamento dei poteri delle autorità di vigilanza su queste istituzioni;
4. Lo scambio dei derivati dovrà avvenire su mercati regolamentati.       

Tradotto in linguaggio popolare il governatore nazionale ricorda ai 20 superpotenti che nulla è stato ancora fatto per riformare i mercati finanziari e per impedire il ripetersi delle crisi.  Ricorda che giustizia impone di trovare un modo per impedire che i signori della finanza mondiale diventino intoccabili e irresponsabili proprio perchè sono troppo potenti (c.f.r. punto 1). Ricorda che non vale sedersi al tavolo del poker finanziario senza soldi perchè se si perde tocca ai modesti cittadini saldare i debiti dei signori (c.f.r.punto 2). Ricorda che essere potenti non significa essere onnipotenti e che ci deveno essere parti terze a giudicare, perchè se il giudice è pagato dal giudicato si pone un problema di conflitto di interessi (c.f.r.punto 3). Ricorda che la creatività in finanza non è proprio sempre un bene e che inventarsi certi prodotti si chiama truffa e non genialità (c.f.r punto 4).
Tutto bello e giusto e proprio per questo ecco che ad un elettore di sinistra viene da  da pensare a Grisù. E cioè al fatto che la critica del sistema finanziario e la necessità della sua riforma debbano venire dal governatore della Banca d'Italia, esattamente come nel cartone animato è un drago che si preoccupa di spegnere gli incendi. Perchè, diciamolo, della crisi finanziaria e delle sue cause la sinistra nostrana (e il Pd in particolare) hanno parlato poco, quasi fossero preoccupate di vedersi appiccicata adosso, ancora una volta, l'etichetta comunista. E da sinistra scarseggiano anche le proposte di riforma dei mercati, considerando che la tassazione italiana delle rendite finanziarie  è decisamente più bassa di quelle tedesce e inglesi, che certo non sono paesi a vocazione comunista. Insomma il paese con il livello di tassazione tra i più alti d'Europa è timidissimo e liberalissimo quando si tratta di tassare le rendite, che viaggiano al 12,5 % invece che al solito 20%.  Atteggiamento che è a dir poco facile tacciare di classimo, di mancanza di liberalismo, di privilegio delle vite di rendita, ma che nel PD non suscita una particolare indignazione, così come non si sentono parole critiche contro la crescente finanziarizzazione dell'economia. Non che si tratti di riproporre una rivoluzione, o di tartassare i Bot delle vecchine, ma perchè non dire almeno una parola, perchè non fare almeno una proposta per quanto delicata e  riformista? Perchè non mettere assieme una proposta che tassi le transazioni finanziarie e equipari la tassa sulle rendite a quelle IVA? Perchè temere sempre di prendere una posizione? Perchè costringerci sempre a doverci rivolgere ad un papa straniero?    


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